I dati registrati negli ultimi anni sull’andamento della raccolta differenziata nella nostra Penisola sono poco incoraggianti. I valori medi si aggirano intorno al 30 – 35%, con picchi negativi inferiori al 10%, specialmente nelle Regioni meridionali. Molto si può ancora fare. Con l’educazione soprattutto: mediante la previsione di programmi didattici che includano l’insegnamento dell’ecologia fin dalle prime classi delle elementari; e con un’informazione costante e capillare per raggiungere le fasce più anziane e meno avvezze al “nuovo” sistema di smaltimento dei rifiuti. Inoltre, l’applicazione di alcuni stratagemmi da parte di amministrazioni e aziende potrebbe migliorare sensibilmente la buona disposizione dei cittadini verso la raccolta differenziata.

1) Sarebbe anzitutto auspicabile l’uniformazione sul territorio nazionale dei colori dei vari contenitori. E l’adeguamento a questi colori delle ditte che producono sacchi per rifiuti. Quante volte succede infatti che, trovandoci in una città diversa dalla nostra, ad esempio per una vacanza, ci confondiamo di fronte ai tanti bidoni colorati? ( Rischiando magari di gettare il sacco della plastica nel cassonetto della carta…)

2) Anche le aziende alimentari e i produttori di oggetti destinati a non finire nell’”umido” dovrebbero rendere più facilmente comprensibili le modalità di smaltimento dei singoli prodotti, applicando sulle confezioni simboli e bollini di dimensioni leggibili senza l’utilizzo di lenti di ingrandimento ( !), meglio se negli stessi colori stabiliti per i contenitori appositi.

3) Infine, un’idea “politica” ( forse di non immediata realizzabilità): l’applicazione di una TARSU commisurata alla quantità di rifiuti prodotti da ciascuno ( con la previsione di un sistema di pesatura della spazzatura – già collaudato in diversi Paesi del Mondo ); e sgravi fiscali per chi differenzia di più.

Facciamo crescere la quota di differenziata!