Gli studi biologici e storici sembrano confermare che la mosca comune è uno degli insetti più antichi di cui l’uomo abbia memoria, e dagli albori della nostra evoluzione ci disturba e ci crea problemi igienici, oltre che i banali disagi legati al suo ronzio e al suo posarsi.

Ma quando parliamo di mosche, parliamo di un mondo intero: si tratta di un insetto adattabilissimo, e del quale quindi esistono un numero straordinario di varianti, dalle ematofaghe a quelle che vivono nei rifiuti e spesso contaminano i nostri alimenti, fino alle portatrici di malattie anche gravi, ma tutte abilissime a servirsi dei nostri scarti e prosperare negli ambienti da noi creati.

Questo atteggiamento parassitario rende inevitabile, spesso, implementare degli interventi di eliminazione delle mosche, la cui efficacia dipende strettamente dalla conoscenza dei cicli vitali e dei comportamenti di questi insetti.

Tutte le mosche nascono infatti da uova deposte su sostanze putrescenti, di cui le larve si alimentano per i pochi giorni necessari alla muta ad adulto. La proliferazione di questi animali procede a ritmi terrificanti: in un’estate, a partire da una sola coppia di esemplari, in condizioni ideali possono nascere quattromila trilioni di mosche.

Anche se, naturalmente, numeri così elevati non si verificano mai per i molti fattori ostili dell’ambiente, rimane il fatto che le mosche in circolazione sono moltissime, e che ciascuna si muove alla costante ricerca di cibo per poi emettere escrementi anche sessanta volte al giorno.

E poiché le mosche si posano di preferenza su ferite aperte, feci, rifiuti, sono costantemente cariche di pesanti quantità di pericolosi batteri, di uova di parassiti, e in generale sono delle bombe batteriologiche che depositano contaminazione su ogni oggetto – come i nostri alimenti, le nostre posate, i nostri corpi – su cui si posano.

Tale rischio rende evidente l’importanza di organizzare continue disinfestazioni per regolare una popolazione infetta in costante aumento: e data la varietà di specie e d’ambienti, anche questa richiede un’altrettanto complessa pianificazione.

In ogni caso, senza entrare in dettagli meglio riservati a professionisti, è certo che tutti possiamo, con pochi comportamenti intelligenti, contribuire a questa lotta: è sufficiente eliminare correttamente e quotidianamente i rifiuti organici, non lasciandoli fermentare specie nel caldo estivo, mantenere puliti e occasionalmente disinfettati i bidoni o cassonetti in cui li accumuliamo, e in generale evitando di lasciare all’aperto alimenti che le mosche potrebbero facilmente contaminare.

Mosche: più che un semplice fastidio estivo